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www.legraindeble.it – Semi di vita in rete

Una decina di giovani provenienti dalle più remote zone delle Marche e dell’Abruzzo si ritrovano insieme in un caldo giorno di agosto per pensare e pregare. Ecco la vita che scorre dietro un semplice sito.
di Emanuela Mori da Offida

Tutto inizia nel febbraio 2019: dall’intuizione di Paride nasce un blog, “Le grain de blé”, che tradotto dal francese significa “il chicco di grano”. “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Con questa frase nel cuore il primo “seminatore” inizia l’avventura di condividere piccoli “semi” con chi vorrà leggerli e mettersi in ascolto della Parola. In questo itinerario alla ricerca dei “semi” di bene, l’ispirazione del primo si incontra con le vite degli altri: uno alla volta, nel corso dei mesi, si aggiungono dei fratelli e sorelle per condividere questa esperienza di “semina”. “Mi aiuteresti col blog?”,“Vorresti scrivere con noi?”. Domande semplici, ripetute ad ogni incontro, e ogni volta qualcuno o qualcuna divengono compagni di viaggio di questo nuovo cammino.

Ad aprile 2020, in pieno lockdown, si ritrovano su WhatsApp 11 ragazzi: Paride, Ilaria, Marco, Carolina, Maria Giulia, Elisabetta, Emanuela, Vanessa, Davide, Berenice, Benedetta. Vengono da Offida, Martinsicuro, Fermo, Montecosaro, Macerata, Jesi, Fabriano, un ragazzo dalla Sicilia. In gran parte abbiamo una formazione francescana, avendo frequentato la Pastorale Giovanile Vocazionale dei Frati Cappuccini, e siamo accomunati dalla passione per la scrittura e per la diffusione della fede. “Come evangelizzare attraverso i social? È questa una domanda che mi pongo in maniera personale”, dice Benedetta.

Decidiamo quindi di dividerci rubriche stabili settimanali, che trattano di salmi, liturgia, patristica, catechesi, testimonianze, commento al Vangelo, vite dei santi, firmandoci con il nome proprio o uno pseudonimo significativo. Gli articoli, scritti con una attenzione particolare per la conoscenza basilare della vita cristiana e l’approfondimento della fede, sono disponibili gratuitamente sul sito www.legraindeble.it, mentre sulla pagina Facebook – che trovate nella sezione “Contatti” del nostro sito – condividiamo anche post su libri spirituali e foto originali corredati da  una breve riflessione. Abbiamo anche degli account Instagram e Telegram dove diffondiamo questi “semi” nel linguaggio proprio di tali piattaforme.

Terminato il lockdown e gli impegni personali, emerge un desiderio: “Il momento che più mi ha colpito del ritiro è stato rinnovare il desiderio forte di far nascere, dal seno di una redazione fraterna, una fraternità redazionale”, dice Paride. Spostare l’accento dalla redazione alla fraternità, che è l’altra faccia della nostra medaglia. Ognuno di noi, infatti, conosce almeno un’altra persona nel gruppo, ma non tutti si conoscono reciprocamente. Ci siamo posti anche questa domanda: stiamo nel gruppo solo per scrivere articoli su un sito, solo perché ce lo ha chiesto Paride, e quando quel compito è finito posso ritenermi soddisfatto, o vogliamo vivere queste relazioni con un fine comune, che è quello di cercare il Signore nella nostra vita? “Chi vogliamo essere?”,  si chiede Marco.

“E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo”: queste parole del Testamento di San Francesco, utilizzate da fra Damiano Angelucci nella riflessione del mattino, ci introducono nel ritiro che abbiamo vissuto giovedì 13 agosto nel Convento dei Cappuccini di Civitanova Marche. “Mi ha colpito molto quando fra Damiano ha letto quella frase dalle Fonti Francescane, “il Signore mi dette dei frati”: mostra come il Signore ci abbia donato gli uni agli altri per vivere questa fraternità, come queste siano relazioni diverse da quelle che sperimentiamo tutti i giorni: relazioni gratuite che costruiamo accogliendoci reciprocamente con i nostri limiti”, afferma Berenice.

Ognuno ha vissuto un momento di deserto personale, poi il pranzo insieme ai frati e un tempo libero. Nel pomeriggio ci siamo confrontati su tematiche relative alla vita del nostro gruppo, passando dalle risonanze personali alla risoluzione di aspetti pratici. Per la prima volta ci siamo confrontati tutti faccia a faccia, non davanti ad uno schermo come la pandemia ci aveva imposto; ci siamo messi in ascolto delle parole, dei gesti e dei silenzi dell’altro, sapendo che l’altro ha percorso tutti quei chilometri anche per me, per incontrarmi, ed io ho fatto altrettanto per lui. Non è già questo una primizia dei doni della fraternità? La consapevolezza del dono ricevuto porta Ilaria ad affermare: “C’è qualcosa di più grande che ci fa stare insieme, il fatto che ci siamo incontrati ci rafforza”. E Benedetta aggiunge: “Mi sono sentita parte di qualcosa di più grande, cioè la riscoperta di essere fratelli e sorelle anche a distanza. Finalmente ho potuto dare un volto e una voce ai miei fratelli seminatori che ancora non avevo mai incontrato di persona e al tempo stesso è stato motivo di gioia rivedere e ascoltare i fratelli che già da qualche tempo avevo conosciuto”.

La riflessione del mattino ci ha provocati: che significa essere fratelli? È lo stesso Gesù Cristo, Figlio di Dio per natura, che estende a noi la figliolanza adottiva, e rendendoci figli ci costituisce anche fratelli gli uni per gli altri, così da metterci nella condizione di dire in verità: “Padre nostro…”. Anche qui San Francesco ci aiuta: guardando verso la stessa direzione, guardando al Padre, ci scopriamo figli, ed essendo figli siamo fratelli. “Se non siamo figli, Dio ci appare non come un Padre, ma come un padrone; il fratello non è più un dono ma, quando va bene, un oggetto inanimato, o perfino un ostacolo per la nostra vita”, ha puntualizzato fra Damiano.

San Francesco ci suggerisce che possiamo entrare in questa relazione da figli mettendoci in ascolto del Vangelo: lui stesso l’ha voluto come regola ispiratrice del suo Ordine. “Di San Francesco mi ha colpito l’importanza della parola ‘Vangelo’ nel suo cammino di fede”. Continua Berenice: “Meditare anche solo un quarto d’ora al giorno può cambiarmi la vita. Tanta è l’importanza del Vangelo per la vita di un uomo che San Francesco si chiedeva che senso avesse scrivere una regola per il suo Ordine, quando c’era già il Vangelo da seguire”. E cos’è il Vangelo, la Buona notizia, se non la testimonianza che Gesù ha dato la sua vita per me, con la sua Incarnazione, unendo la sua vita con la mia, e salvandomi con la sua Passione?

Nell’Eucaristia questo dono irreversibile della vita di Gesù per me viene anticipato di una sera. La sua morte non è un incidente di percorso, ma un dono di amore: la vita non gli è strappata dalle mani, ma è Lui che si consegna a noi. “Il messaggio che ho ricevuto è questo: cercare di vivere in una forte e autentica comunione trinitaria. Solo scoprendo e riscoprendo costantemente il gusto di una vita piena si può fare tutto con entusiasmo e con quella calma che solo la forza di Dio può dare.

Benedetta ribadisce ancora una volta la grazia di questa esperienza: “Sono veramente grata al Nostro Padre del Cielo per averci dato il coraggio di metterci a disposizione per evangelizzare la rete”.

Non tutto è semplice e lineare: unire la mia vita a quella di Gesù comporta il partecipare alle Sue sofferenze, per partecipare anche alla Sua gloria: chi ama sinceramente, soffre. Diceva Edith Stein che “la sofferenza approfondisce l’amore, e l’amore dà senso alla sofferenza”. In fondo è il senso del chicco di grano che ispira il nostro sito “Le grain de blé”: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Possa la Parola di Dio cambiarci la vita, giorno per giorno. Che lo Spirito Santo ci guidi in questa nostra piccola grande missione affinché possiamo seminare sempre con fiducia, umiltà e fedeltà. Non occorre fare molte cose, ma quel poco che si fa, farlo insieme, con una meta comune.