“La luce splende nelle tenebre”, e nelle penombre di questo nostro mondo la luce del Signore ha rischiarato il cuore di tante coscienze anche tramite la vita del Beato Carlo Acutis. La testimonianza di questo suo quasi coetaneo ce ne offre un esempio.
di Davide Leonardi
Ma io sono veramente felice? Questa è la domanda che spesso mi sono fatto e mi faccio ancora oggi. Recentemente mi è capitato nuovamente di pormela e di porla ad un adolescente. Da quest’ultimo ho ricevuto una risposta che mi ha fatto riflettere parecchio, ma soprattutto mi ha comunicato quanto lui avesse bisogno di un esempio concreto da poter scorgere come modello di vita vera e vissuta. Un esempio ed un modello di vita alla propria altezza e soprattutto a “misura di adolescente”: Carlo Acutis.
Mi chiamo Davide, sono e svolgo il mestiere di Educatore Professionale (socio-sanitario). La prima volta che ho sentito nominare Carlo risale ad alcuni mesi fa, alla presenza proprio di quello stesso adolescente con il quale lavoro, mentre eravamo dentro una chiesa ed una signora ci ha fatto il suo nome. Lì per lì, nonostante successivamente sia andato a ricercarlo nel web, non diedi molto peso alla cosa e restò là silenziosa fino alla vigilia di Pasqua quando, dopo aver ricevuto il sacramento della riconciliazione, uscendo dalla chiesa, vidi sopra un tavolino dei libricini che attirarono la mia attenzione: “Beato Carlo Acutis – Non io ma Dio”. In quel preciso momento, la memoria fece all’istante un salto nel passato e tornai proprio a quel giorno lontano in cui mi fu fatto il suo nome.
Quello che accadde all’indomani, ossia il giorno di Pasqua, quando finalmente mi divorai tutto il piccolo testo, è ciò che sto scrivendo: Carlo era entrato con forza e dolcezza nella mia vita per parlarmi profondamente.“Trova Dio e troverai il senso della tua vita”. Nonostante da sempre sia stato un concetto che ho dato quasi per scontato, stavolta – in quel preciso momento storico della mia vita (fatto di grandi trasformazioni) – risuonava completamente innovativo e soprattutto veritiero.
Ciò che più colpisce di Carlo è che lui è stato ed è un adolescente del 2000, non troppo lontano perciò dai giorni nostri. Se fosse ancora in vita sarebbe stato quasi mio coetaneo!

Di lui colpisce anzitutto il suo essere, come anche la sua mamma Antonia tutt’oggi rivela: una persona dalla vita “normale”, un ragazzo come molti di oggi, impegnato nella scuola, nello sport, nell’amicizia e nel mondo informatico e dei videogiochi. Rispetto però a tanti altri, un giovane “felice” perché – sempre come racconta sua mamma – aveva impostato un quotidiano programma di vita improntato su di un modello: Gesù Cristo. Carlo non ha avuto timore di raccogliere il monito del Santo Papa Giovanni Paolo II: ha spalancato le porte del suo cuore a Cristo. Ed è stato proprio per questo “baricentro” che ha saputo mettere ogni cosa della vita secondo un corretto e calibrato equilibrio (scuola, amicizie, sport, computer e videogiochi). Ha compreso che – come lui stesso diceva e scriveva – “una vita sarebbe stata veramente bella solo se si fosse arrivati ad amare Dio sopra ogni cosa”.
Ma in pratica cosa significa tutto questo?
Carlo aveva capito e sperimentato nella sua vita che “la tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”. Ecco spiegato perciò il motivo della sofferenza odierna di tanti giovani ragazze e ragazzi. Carlo voleva dire che il segreto sta tutto nello “spostare lo sguardo dal basso verso l’alto, un semplice movimento degli occhi!” Quel “movimento” ha il potere di trasfigurare un’assenza di senso in pienezza e realtà di significato esistenziale.
Chi di noi non ambisce nella vita ad essere felice per davvero? Carlo aveva scoperto, e ancora oggi ci fa scoprire, che esiste un’“autostrada per il Cielo” chiamata Eucaristia. Bisogna però prendere dimestichezza con il soprannaturale per ottenere il “telepass” che consente di far alzare la sbarra del casello autostradale. Anche la mamma di Carlo dice infatti che in questo caso è necessario l’aiuto della nostra anima, quella in grado di farci “andare oltre” ciò che è visibile. Come anche Antoine de Saint-Exupéry, nel celebre “Il piccolo principe”, scriveva: “L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Ma che cosa è essenziale nella vita? Secondo Carlo, grazie alla “virtù della libera adesione della nostra volontà” si può essere felici per davvero se si vuole diventare santi: “L’unica cosa che dobbiamo chiedere a Dio nella preghiera è la voglia di essere santi”.
Lui era convinto che “la nostra meta dev’essere l’infinito, non il finito. L’infinito è la nostra patria. Il Cielo ci aspetta da sempre”. Carlo aveva ben presente che l’uomo è stato creato per l’infinito di Dio, come ricorda anche S. Agostino (“Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”), e scopriva così la strada per congiungersi alla gioia vera (eterna): “Se Dio possiederà il nostro cuore allora anche noi possiederemo l’Infinito”.
In conclusione, Carlo Acutis oggi diventa per me Educatore Professionale un nuovo “strumento di lavoro”, perché è un ragazzo normale in grado di non dare ascolto alle sirene allettanti dei mass media, perché ha capito che “senza Gesù si prendono brutte strade”, le stesse alle quali si rivolge il mio mestiere di aiuto relazionale alle persone in stato di difficoltà sociale.
Carlo amava dire che “tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie”; ecco allora che trovano ancora più senso ed importanza le sue parole che ci ha lasciato: “Dio ha scritto per ognuno di noi una storia unica e irripetibile, ma ci ha lasciato la libertà di scriverne la fine”. A noi dunque la scelta di decidere!
Questo è il più bel messaggio che lascia ad ogni giovane ragazza e ragazzo di oggi: essere autentici! Si può esserlo veramente solo se si crede davvero in Dio. Per poter amare Dio ed il prossimo, infatti, è indispensabile il dono della fede.
Mi auguro che la testimonianza di vita di fede di Carlo possa portare a Dio quante più anime possibili, affinché conoscano il Beato e venga presto e finalmente annoverato tra i santi della Chiesa. Grazie, Carlo!
