È il nome del Progetto per la famiglia che l’O.F.S. delle Marche sta portando avanti in collaborazione con l’ANFN (Associazione Nazionale Famiglie Numerose) e il CECOFeS (Centro di Consulenza Familiare e Scuola di Formazione Raffaello Rossi).
a cura di Rosalba Bonfigli e Marica Romagnoli
Rosalba è una francescana secolare di Macerata, moglie e madre di quattro figli, che si è messa in gioco per cercare di rispondere a quella vocazione che ogni francescano ha nel cuore: trasformare il Vangelo in vita vissuta.
Come è nato questo corso all’interno del Progetto Regionale?
Tutto è nato dall’ascolto delle proposte fatte dalle fraternità O.F.S. delle Marche, dove le parole di Papa Francesco “Chiesa in uscita” sono state accolte con entusiasmo e desiderio di realizzarle.
È così che il Consiglio regionale O.F.S. Marche ha proposto ai fratelli otto percorsi di formazione per “Cambiare l’ordine delle cose”. Uno di questi è il progetto inerente alla pastorale per la famiglia.
In che modo questo progetto risponde ai bisogni della famiglia di oggi? Preso atto delle grandi difficoltà delle persone e delle famiglie, si è resa necessaria un’attenzione particolare tanto ai singoli, quanto alle coppie e quindi anche ai genitori.
Spesso le famiglie non trovano persone che sappiano aiutarle concretamente nella comunicazione e nelle problematiche della vita di coppia e familiare, senza dover passare attraverso professionisti clinici (psicologi, psicoterapeuti, ecc). Così si è pensato di attivare nel nostro territorio una formazione specifica per la figura del Consulente Familiare, una figura già presente da molti anni in quasi tutti i Paesi europei, che in ambito socio-educativo può essere un valido sostegno alla persona e alle sue relazioni personali e familiari.

Qual è il ruolo del Consulente Familiare?
Il Consulente Familiare è un professionista delle relazioni umane che, con un approccio socio-educativo, non si occupa delle “patologie”, non cura le persone, ma le educa, cerca di prevenire il disagio, potenziando l’uso consapevole delle proprie risorse. Si occupa della persona a 360 gradi: del singolo, della coppia, dei rapporti fra genitori e figli, dei rapporti tra i figli, delle relazioni all’interno della famiglia, e anche del rapporto con la scuola, con l’ambiente di lavoro e con la società.
In quali situazioni può essere utile il Consulente Familiare?
Nella vita di ognuno, soprattutto nelle varie tappe evolutive, si incontrano situazioni difficili da comprendere, da affrontare, situazioni di sofferenza o di disagio, dovute semplicemente al decorso della vita o ad avvenimenti straordinari, imprevisti, che mettono a dura prova le relazioni e le capacità di adattamento.
Sono questi i casi in cui si rivela efficace la consulenza socio-educativa che si prefigge di fare emergere, di portare a consapevolezza la capacità di ognuno nel saper gestire ed organizzare le proprie risorse per migliorare il proprio modo di affrontare la vita.

Come agisce il Consulente Familiare? Quali strumenti utilizza?
Lo strumento di base è l’ascolto profondo, non direttivo, non giudicante, ma accogliente e costruttivo. L’ascolto è in grado di stimolare l’ampliamento delle potenzialità del soggetto che si trova in difficoltà, in modo da aiutarlo ad aumentarne le abilità personali e la possibilità di gestire attivamente la propria vita.
Attualmente come si diventa Consulente Familiare?
Nell’anno 2020 l’O.F.S. delle Marche, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, ha attivato a Macerata un corso triennale, riconosciuto sia a livello italiano che a livello europeo, che abilita all’esercizio della professione di “Consulente Coniugale e Familiare”. Responsabile della formazione è il CECOFeS (Centro di Consulenza Familiare e Scuola di Formazione Raffaello Rossi) di Padova, sotto la preziosa guida del prof. Raffaello Rossi.
Marica è una francescana secolare che ha scelto di fare questo percorso di formazione e crescita.
Com’è la tua esperienza all’interno di questo corso?
Un anno e mezzo fa, quando iniziai il corso di formazione per diventare Consulente Familiare, la parola “consapevolezza” divenne la chiave necessaria per intraprendere questo percorso. Già dal primo incontro capii che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Non si trattava di andare al di sopra dell’ignoranza, ma di dare uno spessore alle emozioni, sensazioni, capacità, valorizzando le proprie qualità naturali, per dar loro una giusta direzione, orientandomi con entusiasmo. Si trattava di portare alla luce rischi che non frenano, ma ci fanno attenti; di accorgersi del proprio dolore e di quello degli altri, rendendoci compassionevoli e più umani.

Cosa ti ha colpito in questi mesi di formazione?
Dopo tanti mesi mi torna in mente la “storia della matita” che ci è stata raccontata agli inizi dal professore, ossia che ogni tanto dobbiamo usare il temperino come sofferenza per diventare migliori, che possiamo usare la gomma per correggere ciò che è sbagliato, che l’importante nella matita non è la forma, ma la grafite che consente di scrivere, che la matita lascia sempre un segno e soprattutto che possiamo fare grandi cose, ma mai dimenticare che c’è una “mano” che guida i nostri passi qualsiasi sia lo scenario in cui viviamo, come quello attuale di grandi cambiamenti, dove crisi e opportunità sono le due facce della stessa medaglia. •