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In viaggio verso il cielo

La struttura architettonica delle chiese manifesta il pellegrinaggio della Chiesa Popolo sacerdotale verso la patria celeste, il cammino della Chiesa-Sposa incontro a Cristo-Sposo.
di fra Giuseppe Settembri


Le chiese, attraverso l’arte e l’architettura, sono chiamate a manifestare che la Chiesa è un “popolo sacerdotale” in cammino verso il cielo. Tutti i membri della Chiesa sono “sacerdoti” in virtù del battesimo e hanno “diritto” e “dovere” di partecipare attivamente alla liturgia (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 14), la quale ci fa compiere un vero e proprio viaggio verso la Gerusalemme celeste, di cui la chiesa-edificio è immagine. Entrare nell’edificio ecclesiale per partecipare alla liturgia significa entrare nella “Gerusalemme celeste”, ossia permettere allo Spirito Santo d’immergerci nel mistero di “comunione” che unisce sin da ora l’assemblea terrestre e l’assemblea celeste, e che avrà il suo compimento alla fine dei tempi, quando la Chiesa terrestre e quella celeste vivranno unite per sempre nella gloria del cielo.
I fedeli che si riuniscono in chiesa per la celebrazione manifestano l’indole pellegrinante della Chiesa non solo mediante le processioni rituali (all’inizio della Messa, alla presentazione dei doni, alla comunione…), ma anche quando dalle loro case si dirigono verso la chiesa. Il viaggio dalla casa alla chiesa, infatti, non è semplicemente uno spostamento funzionale da un luogo ad un altro, ma un viaggio simbolico dalla terra al cielo, dalla vita ordinaria all’esperienza straordinaria della liturgia che si compie nella Gerusalemme celeste. Consideriamo alcuni elementi architettonici della chiesa che ci parlano di questo viaggio dalla terra al cielo.

Duomo di Orvieto


Il campanile, che è facilmente visibile anche da lontano – oltre ad avere una funzione acustica di supporto alle campane il cui suono invita i fedeli a radunarsi per manifestare la loro comunione in Cristo – costituisce un chiaro “segno di collegamento tra liturgia terrena e liturgia celeste, una sorta di prolungamento verso il trascendente” (P. A. Muroni). Il campanile è stato definito come “un indice puntato verso l’infinito” (G. Ravasi), o “una freccia lanciata verso il cielo […] punto di congiunzione tra la terra (base quadrata) e il cielo (culmine a cupola) e Dio stesso (cuspide triangolare)” (A. Santantoni). Analogamente, la facciata della chiesa, che s’intravede sempre meglio nei suoi particolari man mano che ci si avvicina ad essa, può esprimere l’incontro tra terrestre e celeste in diversi modi, come ad esempio: l’uso della forma quadrata (terrestre) e circolare (celeste), la triplice ripetizione di un elemento architettonico e l’uso della forma triangolare (Dio-Trinità), gli elementi iconografici.
Prima di entrare in chiesa, si devono oltrepassare alcune “soglie” (il sagrato, l’atrio e la porta) che segnano un passaggio simbolico da fuori a dentro, dalla terra al cielo. Gli spazi sogliari hanno la funzione di accogliere i fedeli e invitarli a lasciare sempre più alle spalle il mondo per introdursi progressivamente nel mistero della Chiesa, opportunamente definita “sacramento della comunione trinitaria” (Sacramentum caritatis, n. 16).

Corpus Domini, Bologna


Il sagrato, uno spazio aperto verso la città e verso l’alto, con l’eventuale presenza di verde e di acqua, esprime l’accoglienza della Chiesa verso tutti e il suo orientamento verso le realtà celesti.
L’atrio, che si presenta come uno spazio protetto e accogliente, sottolinea l’accoglienza materna della Chiesa.
La porta è segno di Cristo, il quale è la “porta delle pecore” (Gv 10,7) e la “via” (Gv 14,6) nel cammino verso la casa del Padre. Solo chi passa attraverso Cristo, che è la vera porta, può accedere al santuario celeste ed essere salvato (cfr. Gv 10,9). La porta separa l’esterno dall’interno, il non battezzato dal battezzato. Quando uno la varca, si sente dire: “Lascia fuori quello che non appartiene all’interno, pensieri, desideri, preoccupazioni, curiosità, leggerezza. Tutto ciò che non è consacrato, lascialo fuori. Fatti puro, tu entri nel santuario” (R. Guardini). La stessa porta, che riproduce la pianta della chiesa, esprime nella sua forma il rapporto tra terra e cielo: la parte arrotondata (come l’abside) rappresenta il cielo, mentre il rettangolo (come la navata) rappresenta la terra.
L’eventuale presenza di gradini da oltrepassare per entrare in chiesa sottolinea ulteriormente il passaggio dalle realtà terrestri a quelle celesti. Se i gradini sono in salita, fanno percepire che si sta compiendo un’ascensione verso il cielo. Se i gradini sono in discesa, possono far pensare ugualmente al cammino verso il cielo, un cammino però che è considerato in discesa perché il cielo si è nascosto sottoterra, il regno di Dio è nel profondo del cuore umano.

San Lorenzo al Verano, Roma


Dopo aver attraversato gli spazi sogliari, si entra in chiesa. “L’ambiente vasto e alto della chiesa è similitudine dell’eternità infinita, del cielo in cui abita Dio” (R. Guardini).
All’interno della chiesa l’indole pellegrinante del Popolo di Dio è manifestata, innanzitutto, dal “percorso iniziatico” che parte dal fonte battesimale e giunge all’altare. Lungo questo percorso sono disposti gli spazi per la celebrazione dei vari sacramenti e sacramentali che scandiscono il percorso della vita umana dall’inizio alla fine. Nei pressi della porta si trova il fonte battesimale – dove si celebra il Battesimo – che costituisce la “porta della fede”, il sacramento della nostra rinascita in Cristo e della nostra incorporazione alla Chiesa. Sempre vicino alla porta e in relazione al fonte battesimale c’è il luogo per la celebrazione del sacramento della riconciliazione, in quanto questo sacramento può essere considerato come “edizione economica” del battesimo o, come lo definivano gli antichi, “sorella” del battesimo. Poi si arriva all’onfalo (lo spazio vuoto segnalato mediante un cerchio, una croce…) dove si compiono le promesse davanti alla comunità (confermazione, ordine sacro, matrimonio, professione religiosa), in cui si riceve la comunione eucaristica e dove è posto il corpo del defunto che viene salutato dalla comunità nel momento del suo ritorno alla Casa del Padre. Infine, si giunge all’ambone (situato in prossimità dell’assemblea) e poi all’altare (collocato in prossimità dell’abside), luoghi che, seppur distinti e distanti in modo adeguato, costituiscono insieme il “centro sacramentale” della chiesa, come due fuochi di una “ellisse ideale” verso la quale sono orientati gli altri spazi liturgici.

Santa Maria in Cosmedin, Roma.


Il pavimento, in cui può essere raffigurata la storia della salvezza e dove sono segnalati i percorsi liturgici attraverso cui tale storia viene resa presente, evidenzia questo pellegrinaggio terreno del Popolo di Dio verso la Gerusalemme celeste, dove si compiono le Nozze dell’Agnello-Cristo con la Chiesa sua Sposa. Gli antichi pavimenti cosmateschi con i loro girali sembravano suggerire alla Chiesa-Sposa un passo di danza nell’andare verso l’altare per l’incontro con lo Sposo divino. Nei pavimenti antichi si potevano trovare anche i “labirinti”, i quali significavano il pellegrinaggio della vita umana, con le sue più svariate vicissitudini, dalla nascita alla morte, un pellegrinaggio verso la patria celeste sostenuto dalla grazia divina. Nelle basiliche, le lunghe file delle colonne che conducono verso l’abside sembrano accompagnare il cammino del popolo pellegrinante invitandolo ad andare verso un oltre che lo attende, la Casa del Padre dove è imbandito il banchetto di Nozze del Figlio con la Chiesa sua Sposa.
Mi sembra bello leggere l’articolazione sacramentale dell’aula liturgica in chiave nuziale come il cammino della Chiesa-Sposa incontro allo Sposo-Cristo: al fonte battesimale la Sposa viene purificata, affinché possa comparire con la veste nuziale davanti allo Sposo; e se la Sposa tradisce l’alleanza col suo Signore ha la possibilità di ritornare alla comunione con Lui mediante il sacramento della riconciliazione; e quando la Sposa vive l’esperienza della malattia grave e/o dell’età avanzata può ricevere sollievo e salvezza attraverso l’Unzione degli infermi; all’onfalo, mediante il sacramento della confermazione la Sposa riceve il dono dello Spirito/amore nuziale; nel medesimo luogo gran parte dei fedeli possono unirsi in matrimonio per rendere visibile l’amore nuziale tra Cristo e la Chiesa, oppure alcuni possono essere chiamati a ricevere il sacramento dell’Ordine per rendere presente nel mondo la presenza sacramentale di Cristo Sposo, altri attraverso la professione religiosa possono manifestare la verginità della Chiesa; presso l’ambone (luogo del dialogo sponsale) e all’altare (talamo nuziale) mediante il sacramento dell’Eucaristia si celebrano le nozze tra Cristo e la Chiesa.
Così la chiesa-edificio manifesta l’indole pellegrinante della Chiesa che cammina verso la Gerusalemme celeste, crescendo nella comunione con Dio e i fratelli. •