Un nuovo stile di vita: quello che propone “Economy of Francesco”
di Alessio Giorgetti
È un movimento che coinvolge economisti, imprenditori e promotori di un’economia sostenibile, under 35, di tutto il mondo, che nasce nel maggio del 2019 in risposta ad una lettera del Papa rivolta ai giovani. In questo documento il Papa invitava ad un incontro per conoscere chi in quel periodo si stava formando e stava iniziando a studiare e praticare una economia diversa, con lo scopo ambizioso di arrivare a siglare un “patto” per cambiare l’attuale economia. Questo invito, nonostante i ritardi e le difficoltà imposte dalla pandemia, è stato accolto con entusiasmo da ogni parte del globo e il fermento che ha acceso è stato talmente grande che la risposta di tutti questi giovani non ha voluto limitarsi al singolo evento, ma è diventata un vero e proprio movimento con una struttura complessa e centralizzata così da poter essere da un lato internazionale e dall’altro ben radicato nel territorio. Questo movimento è aperto a chiunque, ma si rivolge soprattutto a quei “giovani di buona volontà” che non hanno paura di mettersi in gioco e di sporcarsi le mani.

Accanto a loro sono però fondamentali anche le figure più adulte e d’esperienza, con le quali il confronto è costante per permettere all’entusiasmo giovanile di maturare con gradualità evitando passi più lunghi della gamba. Proprio perché “tutto è connesso”, come ci ricorda il termine “ecologia integrale”, la proposta di “Economy of Francesco” è totale, non si può infatti tralasciare nessun ambito nella vita di ciascuno se vogliamo combattere la cultura attuale, consumistica e dello scarto. Ad esempio, come consumatori, noi con le nostre scelte abbiamo il potere di premiare realtà virtuose, in cui si pone attenzione al benessere dei dipendenti e agli impatti socio-ambientali conseguenti alle loro attività. Ma il cambiamento passa anche attraverso l’ambito delle relazioni con le persone che ci circondano e con la nostra comunità, ed attraverso l’ambito professionale, dal lavoro che facciamo a come lo facciamo; in pratica si tratta di vivere con autenticità e coerenza i valori di rispetto e cura del prossimo e del creato, adottandoli in ogni nostra scelta. Mi rendo conto che può sembrare un obiettivo alto, per non dire utopistico, ma non si può pensare di vivere “Economy of Francesco” confinando la sua spinta rinnovatrice solo ad alcuni ambiti, come ad esempio quello lavorativo, altrimenti si corre il rischio di vivere da dissociati all’interno di una società che ci bombarda con messaggi e valori contrari ai nostri.

Fin dal 2019 “Economy of Francesco” è stato un processo in continuo divenire. All’inizio si pensava dovesse essere solo un evento, poi è diventata un insieme di gruppi giovanili locali che si incontravano on line per confrontarsi sui progetti che stavano portando avanti nei rispettivi territori; ha quindi assunto un taglio più accademico diventando una community di docenti e ricercatori interessati a dialogare sui temi di uno sviluppo sostenibile, infine è diventato ciò che è ora, un movimento giovanile e variegato che collabora con tantissime realtà del mondo no-profit per contribuire ad un reale cambiamento nella società. Nel futuro immediato mi auguro che “Economy of Francesco” venga integrato sempre di più all’interno della Chiesa, perché la sua spinta giovanile potrebbe portare tanto giovamento specialmente in quelle realtà che necessitano di un passaggio generazionale. Inoltre “Economy of Francesco” potrebbe diventare anche uno strumento per evangelizzare all’interno di quei luoghi dove finora parlare di fede era quasi un tabù, come i luoghi di lavoro o le aule universitarie, rivolgendosi soprattutto ai giovani che hanno bisogno di una fede concreta, che non abbia paura di baciare il lebbroso, che sappia dare risposte ricche di senso sia di fronte ai problemi della vita quotidiana, che davanti alle grandi questioni come quelle del cambiamento climatico e delle guerre, offrendo proposte alternative credibili e non utopistiche.
“Economy of Francesco” avrà avuto successo anche quando solo una persona avrà cambiato il proprio sguardo sul mondo: l’obiettivo principale del movimento è proprio questo, non si vuole diffondere una nuova teoria economica, ma gridare al mondo intero la necessità che economia e politica tornino ad avere l’uomo al centro dei propri ragionamenti. Il fulcro di questo processo è ridare importanza ai valori nelle scelte quotidiane, perché ad ogni scelta è strettamente correlato un sistema di valori, anche se noi non ce ne accorgiamo. Lo intuiamo quando facciamo spesa, preferendo per esigenza di risparmio e di tempo la grande distribuzione ancora così lontana da un modello di sviluppo sostenibile. Lo vediamo quando nella nostra giornata ormai non abbiamo più tempo per prenderci cura delle persone più fragili e di coloro a cui vogliamo bene. Un mondo come questo, in cui ogni persona è un’isola e consuma per non sentire il peso di questa solitudine, è un mondo che non può e non deve più continuare a esistere.

“Economy of Francesco” è presente nelle Marche con un nucleo di ragazzi, piccolo, ma molto attivo, che fin dagli inizi di questa avventura si è messo completamente a disposizione, sia della comunità internazionale, prendendo parte a diversi tavoli decisionali, che della propria realtà locale. Ufficialmente il nostro gruppo prende il nome di “Hub delle Marche”, perché ai gruppi locali è stato affibbiato questo appellativo inglese; ne esiste uno per ciascuna regione e ve ne sono parecchi anche all’estero. Tutti questi gruppi servono per creare un ponte tra i territori in cui si opera e la comunità internazionale, altrimenti senza un punto di riferimento fisico, fatto di volti e relazioni, non si riuscirebbe a costruire nulla con un orizzonte di lungo periodo. Mi auguro che col tempo si riesca a far conoscere sempre di più questa realtà in tutto il territorio marchigiano; per riuscire in questo intento penso che sia fondamentale continuare ad imbastire dialoghi con tutte le realtà locali: diocesi, ordini religiosi, realtà del terzo settore, associazioni, imprese, per coinvolgerle nella costruzione di una rete capace di sensibilizzare sempre di più le persone sulle tematiche di un’economia più sana e di generare progetti ad alto impatto socio-ambientale nel territorio. Solo così, unendo formazione e prassi, sarà possibile un cambiamento culturale a tutti i livelli della società.
Posso dire che da quando ho scoperto la così detta “economia civile”, la mia vita personale e professionale è cambiata profondamente, mi sono letteralmente innamorato di un modo di fare impresa e più in generale di fare economia che mettesse al centro l’uomo. Ho trovato una forte risonanza soprattutto con la concezione del lavoro come cura del prossimo e del creato; prima vedevo questo ideale come puramente utopistico, una bella nicchia di realtà che riusciva in questo scopo più come eccezione al sistema che come regola, e non avrei mai pensato che un paradigma di questo tipo potesse realmente porsi a fondamento delle società e più in generale di tutto il mondo. Quando ho scoperto che qualche altro sognatore come me stava ottenendo risultati ed evidenze a favore di questa direzione, non ho potuto fare a meno di seguirlo e, seppur con gradualità, questa “conversione professionale” mi ha portato ad abbandonare i precedenti lavori, evidentemente tossici, per gettarmi in nuove opportunità più in linea con questa mia rinnovata visione del lavoro. “Economy of Francesco” per me si è inserita in questa cornice di ricerca di un senso nel lavoro, costituendone un tassello aggiuntivo fondamentale perché mi ha messo in contatto con tantissime altre realtà virtuose che non conoscevo e mi ha permesso di incontrare una comunità di giovani ricchi di valori e di idee meravigliose. Adesso, camminando insieme a loro, le difficoltà sembrano meno insormontabili e la gioia di aver trovato delle persone speciali mi ripaga dei tanti sforzi. •
