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Il volto dell’altro, il volto del fratello


Fratelli tutti ci richiama come francescani secolari a costruire una nuova umanità riconoscendo la dignità di chi ci sta accanto.
di Simona Santucci

Photo by Sarah Pflug from Burst


Dopo la profetica Laudato si‘, Papa Francesco si lascia ispirare ancora una volta dall’insegnamento di Francesco d’Assisi. Il titolo dell’enciclica Fratelli tutti è tratto, infatti, dalla VI Ammonizione dell’Assisiate. In essa, il santo ammonisce i suoi frati sul valore dell’affidamento al Signore per poter vivere la vera “fraternitas”; affidando la propria vita a Gesù sarà più semplice accogliere le inevitabili difficoltà del percorso. Questo è l’obiettivo principale di tutta l’enciclica, declinato nei valori della fraternità universale e dell’amicizia sociale: apertura, ascolto, dialogo.
Papa Francesco vuole diffondere il sogno che fu di san Francesco, ovvero quello di una società che sappia colmare “l’estraneità” con la “fraternità”, la discriminazione e l’abbandono con l’amicizia tra le genti.
Abbiamo bisogno di riscoprire la ricchezza del dialogo costruttivo e rispettoso delle idee e culture degli altri, scorgendone la “bellezza-altra”, in antitesi con la sola apertura dei mercati finanziari e commerciali. Papa Francesco parla di una nuova finanza etica e il francescanesimo ha qualcosa da dire, ricordando le gloriose istituzioni dei Monti di Pietà, del microcredito e dei prestiti senza interessi che hanno offerto un esempio di economia a servizio dell’uomo. L’indifferenza sociale impedisce di maturare come umanità; scegliere il conflitto come unico strumento di rapportarsi significa privarsi del dialogo come “entrata nello spazio sacro dell’altro”.

Foto di Larm Rmah


Il papa sembra venire incontro a chi, immerso nel relativismo, non vede un futuro roseo per l’uomo; lo fa con il respiro di una speranza che nasce dalla riscoperta di valori stabili. Nel maremoto delle “mille verità”, il pontefice riprende da san Francesco la testimonianza che la fraternità tra uomini nasce dalla riscoperta di un innato sentimento di filiazione con Dio-Padre. La fraternità nasce da una certezza: il sacrificio di Cristo in nome di un’alleanza d’amore con gli uomini. La consapevolezza del «comandamento nuovo» (Gv 13,34) permise a san Francesco di diffondere l’ideale di fraternità: una “fraternitas” che si esprime con gesti di tenerezza, parole e sguardi densi di affetto. Come il valore profondo del saluto francescano: «Il Signore ti dia pace». Non si tratta di una sequenza di parole fini a sé stesse, bensì della sostanza di una realtà di vita che si fa storia.
L’“amore nuovo” imparato da Cristo porta a compiere un ulteriore passaggio: al secondo capitolo, l’enciclica riporta l’attenzione all’episodio evangelico del Buon Samaritano per evidenziare la bellezza di un gesto caritatevole compiuto da chi viene considerato un nemico, come “nemico” era considerato un samaritano da un giudeo del tempo. “Nemico”, in quanto impuro, era considerato anche l’uomo vittima dei briganti e ricoperto di sangue. Il Poverello ha sperimentato la stessa lacerazione tra sé e il lebbroso; solo quando ha scoperto nel povero il “sigillo” del Signore, ha accolto l’ammalato tra le sue braccia: l’amore può tutto, e san Francesco, dopo ottocento anni, continua a mostrarne la stupefacente attualità. La parabola del Buon Samaritano è icona di passione per il bene comune. Non è forse un comportamento altamente civico quello di prendersi cura dei reietti e dei diseredati che, alla stregua dei lebbrosi di Assisi, abitano le periferie sociali ed esistenziali di oggi? Riscoprirsi fraternità universale è possibile a partire da una poetica dell’amore, della solidarietà sociale, della “buona politica” in difesa degli ultimi, dei migranti che arrivano in Europa stremati, chiedendo dignità e cittadinanza. L’accoglienza è un valore antico e perenne che fonda ogni vera cultura. Sono nitidi e illuminanti i contorni della visione che Papa Francesco comunica ai quattro angoli del mondo: la profezia di una conversione integrale, il sogno di un nuovo umanesimo o, come ha detto il filosofo Lévinas, “l’umanesimo del volto”. (liberamente adattato da FVS – n.12/2021)

Foto di copertina: Sarah Pflug from Burst