Anni di pastorale giovanile portano al riconoscimento di una grazia speciale che abita questo luogo. Il Signore è con noi ovunque, ma non tutti i luoghi permettono nello stesso modo ai ragazzi di sperimentare la sua presenza.
di fra Damiano Angelucci
L’attrazione che la Santa Casa di Loreto suscita nei giovani, pur così apparentemente distratti dalle cose del mondo, mi balza sempre più all’attenzione. La percepisco come una forza tenue, certamente non travolgente, eppure decisamente presente nella loro coscienza di credenti. Sto parlando di quella esigua parte di ragazzi, ma forse non così tragicamente minoritaria come pensiamo, che ancora oggi cerca nel Vangelo di Cristo la luce e la direzione di marcia del loro cammino esistenziale, in tempi così faticosi e incerti per tutti, più che mai per la loro età.
Mi sono sempre occupato dei giovani fin dai primi anni del mio sacerdozio, a diverso titolo e in diverse aree geografiche. Attualmente lo sto facendo come coordinatore della pastorale giovanile dei Frati Cappuccini delle Marche, ma anche in anni passati ho svolto questa attività in vari conventi delle Marche e perfino in Benin (Africa).
Quelle pareti hanno una profonda vitalità spirituale, che non è necessariamente legata alla esatta corrispondenza storico-geografica di tutte le sue pietre a quelle che si trovavano all’esterno della grotta di Nazaret, dove Maria ricevette dall’angelo Gabriele l’annuncio della sua maternità divina. L’energia spirituale deriva sicuramente anche dalla fede e dalla devozione di milioni di persone che hanno calpestato quel suolo del colle lauretano. Basterebbe osservare i solchi scavati dalle ginocchia sul gradino di marmo che circonda la Santa Casa, o scorrere la lista di quanti santi e beati della Chiesa Cattolica sono stati pellegrini almeno una volta in questo luogo. Tali nomi sono opportunamente scritti su una grande lapide all’ingresso del corridoio laterale del Santuario. Tanti giovani santi vi trovano posto: Piergiorgio Frassati, Teresina di Lisieux, Luigi Gonzaga, e ora bisognerebbe scrivervi anche la 24enne Sandra Sabattini, beatificata a Rimini nell’ottobre scorso.

Se è vero che la fede trasfigura la materia, quella casa edificata come luogo di culto da alcuni cristiani alla fine del XIII secolo di ritorno dai luoghi santi, è stata riedificata come luogo privilegiato dello Spirito dalla fede e dalla preghiera di folle che in questi secoli si sono alternate al suo interno, giovani compresi.
Non sto certo parlando di folle di ragazzi che spintonano come fossero in fila ad un concerto rock, ma del fascino che ho visto esercitare in tanti giovani che forse erano venuti con il loro gruppo, forse erano lì per curiosità, forse anche perché sinceramente in ricerca, e alla ricerca della sintonia del cuore con una ragazza poco più adolescente che, prima di loro e come loro, ha tentato – riuscendoci – di intercettare la chiamata del Signore all’interno di una situazione quanto meno intricata.
Credo che si tratti proprio di una sintonia dello spirito che si crea a partire dalla fatica oggettiva che i nostri fratelli in ricerca sono obbligati ad affrontare. In questi ultimi due anni di pesanti limitazioni a causa della pandemia, ho spesso organizzato dei semplicissimi momenti di preghiera nella Santa Casa di Loreto; quando il Santuario ormai è chiuso, quando le luci sono più soffuse, quando nell’enorme navata della Basilica il rumore e la voce delle assemblee liturgiche lasciano spazio al silenzio notturno, ecco che quelle pareti sembrano restituire qualche cosa – come fosse un’eco – di intimi dialoghi avvenuti secoli fa, e penso di non sbagliarmi in nessun modo nel dire che proprio i giovani sembrano avere un’anima, più di altri, recettiva.

Alcuni di loro raccontano che quando si entra fra quelle pareti si respira aria di semplicità: non c’è nulla che distragga i sensi del cuore; tutto fa pensare alla semplicità della vita condotta al suo interno, tutto è un richiamo alla necessaria essenzialità della vita spirituale, tutto corrisponde alla semplicità della preghiera che qui si vive: senza nulla di solenne, alternando la meditazione dei misteri del Rosario all’ascolto della Parola di Dio, semplicemente seduti per terra, la schiena appoggiata alle pareti di pietre. Una casa totalmente spoglia ma testimone e icona di un mistero unico, quello di un Dio che si fa uomo: una provocazione straordinaria per delle vite tanto piene, sì, ma a volte di cose vuote.
Una ragazza racconta che quel silenzio di cui ha fatto esperienza è stato per lei esattamente “il grembo della preghiera”. Quel silenzio di cui tutti abbiamo tanto bisogno!
Potrei aggiungere, e lo faccio volentieri, il racconto di altri episodi vissuti con alcuni di loro in diversi eventi.
Ricordo che ad un convegno dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) sul tema della Fede, svoltosi a Loreto nell’autunno 2013, si radunarono qui numerosi giovani scout da tutto il centro Italia: era infatti stabilito che lo stesso tipo di assemblea si svolgesse contemporaneamente in tre parti della penisola per tutti gli associati delle rispettive zone (nord, centro e sud). Mi trovai a scambiare due parole con un capo scout di Torino al quale chiesi perché non fosse andato nel Santuario indicato per il nord Italia e fosse invece lì a Loreto. La risposta fu immediata: “Perché Loreto è Loreto!”.

Nel giugno 2017 mi trovavo nel bel mezzo della consueta folla di decine di migliaia di persone che ogni anno percorrono, pregando nella notte, il cammino da Macerata a Loreto. Affascinato da questa scia di persone a perdita d’occhio che stava affrontando le ultime salite, mi accorsi di un ragazzo 18enne al mio fianco, dello staff organizzativo, particolarmente sorridente e luminoso, e gli chiesi cosa stesse spingendo, secondo lui, tutte quelle persone ad essere lì. Egli mi rispose molto rapidamente: “Chiedi anzitutto a te stesso cosa ti ha spinto veramente a venire qui!”. Ebbi la consapevolezza in un attimo che lui, appena alla soglia della vita adulta, aveva già risposto per sé a quella domanda e che, accogliendo la provocazione del messaggio di Maria di Nazaret, proprio su quell’esempio stava camminando anche lui.
Il nostro confratello padre Angelico Violoni – salito al cielo nell’anno 2000 –, per tanti anni Rettore del sopradetto Santuario e operaio instancabile per la sensibilizzazione vocazionale dei giovani, intuì che la Santa Casa di Loreto poteva essere definita la Casa del “Sì”: del “Sì” alla chiamata del Signore, e quindi del “Sì” alla vita.
In effetti attorno ad essa ed al messaggio di cui è portatrice, tanti giovani ritrovano vita perché ne ritrovano il senso. Penso ai giovani che da varie parti d’Italia si sono messi a servizio dei malati, svolgendo il servizio di Barellieri per l’U.N.I.T.A.L.S.I., anche se in misura calante negli ultimi tempi. Penso ai giovani della Comunità Cenacolo di Montorso – figli spirituali di Madre Elvira – che ogni settimana si recano a piedi a pregare in Santa Casa, affidando anche alla sua intercessione il loro cammino di rinascita e di liberazione dalle catene del loro passato. Penso ai numerosi giovani scout marchigiani che, a partire dagli ultimi anni, hanno iniziato ad alternarsi nel servizio volontario del Santuario. Penso ai giovani che incontro personalmente nella mia attività di animazione e che corrispondono volentieri all’invito di incontrarci e di vivere qui un’esperienza di fede. Effettivamente, ho la sensazione che qualsiasi proposta spirituale si organizzi per i giovani a Loreto, essa non resti mai senza frutto.
Da ultimo, come non ringraziare il Sommo Pontefice per aver deciso di ridare vigore al centro di Pastorale giovanile di Montorso “Giovanni Paolo II”, ora denominato “Christus vivit”, a perenne memoria della visita di Papa Francesco a Loreto il 25 marzo 2019, nel corso della quale firmò l’omonima Esortazione apostolica post-sinodale sui giovani. I fratelli e le sorelle del Centro Aletti di Roma, chiamati appositamente dal Pontefice, sono ora a servizio dei giovani e di tutti i fedeli in Cristo, per accogliere, accompagnare e sostenere il discernimento di chi è alla ricerca del compimento in Cristo della propria vita. •
