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Chiamati al dialogo sponsale con Cristo

Chiamati al dialogo sponsale con Cristo
Luogo posto in alto, presenza eloquente, memoria spaziale della resurrezione che fa riecheggiare la Parola di Dio anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando: l’ambone è lo spazio riservato al messaggio della salvezza, alla proclamazione cioè delle letture bibliche, per coltivare la comunione tra Dio e l’uomo.
di fra Giuseppe Settembri


Rinati dall’acqua e dallo Spirito mediante il battesimo, attraverso cui siamo morti e risorti con Cristo, lasciamo alle spalle la tomba vuota – nascondiglio di Adamo dopo il peccato originale – e non guardiamo più verso la morte, ma verso la vita nuova ricevuta. All’ambone possiamo nutrirci della Parola di Dio, possiamo incontrare il Cristo risorto e ascoltare la voce di Lui che ci chiama per nome come Maria Maddalena il mattino di Pasqua, possiamo dialogare familiarmente con Dio come faceva Adamo prima del peccato nel giardino dell’Eden. L’ambone nella chiesa, infatti, è luogo di dialogo con Dio, mensa della Parola di vita eterna, evocazione del giardino paradisiaco e soprattutto del giardino pasquale.

Ambone, Basilica di san Marco, Venezia


L’ambone è un monumento alto, nobile e consistente non solo per una migliore acustica e visibilità, ma anche e soprattutto per una motivazione teologica, poiché in esso si annuncia una Parola-evento importante che viene dall’alto/Dio. Cesario di Arles considera le Sacre Scritture come “lettere” che scendono dalla nostra patria celeste e ci invitano ad entrare nella beatitudine del Regno; sono come “manna” che scende dal cielo per nutrirci. L’ambone è il “monte” dove Dio si rivela all’uomo, è la cattedra su cui Cristo siede per ammaestrare i suoi discepoli e annunciare i misteri della salvezza che si compiranno sull’altare. L’ambone pertanto non può essere un leggio qualunque, ma deve essere «una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la parola anche quando non c’è nessuno che la sta proclamando» (La progettazione di nuove chiese [=PNC], n. 9). All’ambone salgono ed entrano i ministri per annunciare una Parola viva, efficace, quella Parola che fa nuove tutte le cose e dona all’uomo di rivivere la comunione con Dio sperimentata nel giardino dell’Eden. Dall’ambone si proclamano soltanto le letture bibliche, il salmo responsoriale e il preconio pasquale; ivi si possono anche proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera dei fedeli.

Ambone, san Lorenzo al Verano, Roma


L’ambone è più propriamente il monumento della risurrezione. L’iconografia più specifica dell’ambone è quella del sepolcro vuoto posto nel giardino presso cui il mattino di Pasqua l’angelo annuncia alle donne la risurrezione di Cristo. Come si dice al n. 21 delle Premesse all’Evangeliario per le domeniche, solennità e feste, l’ambone è «immagine del santo sepolcro e di quella nuda tomba da cui viene annunciata la parola di vita». Se nel tempo liturgico la domenica è l’“icona temporale” della risurrezione, nello spazio liturgico l’ambone ne costituisce l’“icona spaziale”.
La tradizione liturgica ci presenta l’ambone come un monumento ricco di simboli pasquali. Lungo i secoli gli amboni hanno assunto diverse configurazioni: alcuni sono circolari, altri poligonali; alcuni sono caratterizzati dalla presenza di due scale, una per salire e una per scendere; in alcuni c’è un ciborio-cupola, per richiamare la presenza dello Spirito che fa risuscitare la Parola ivi proclamata (come nella cattedrale di S. Eufemia a Grado o nella basilica di San Marco a Venezia); alcuni sono costituiti da due logge – una a sud con il leggio per il vangelo, una a nord con un leggio più in alto per le altre letture e uno più in basso per il salmo – collocate in un ampio spazio recintato (la cosiddetta “schola cantorum”) che appare come un giardino, per evocare il giardino dove si trovava il sepolcro di Gesù (come si può vedere a Roma nella basilica di S. Clemente o a S. Maria in Cosmedin); alcuni – più numerosi nel rinascimento – hanno la forma di un sarcofago vuoto, innalzato su un numero talvolta simbolico di colonne. In chiave pasquale si può leggere anche il leggio a forma di aquila, il volatile simbolo dell’evangelista Giovanni, il primo apostolo che ha avuto il privilegio di constatare il mistero della risurrezione di Cristo (cfr. Gv 20,4-8).

S Eufemia a Grado (ambone)


Altro simbolo pasquale che caratterizza l’ambone è il grande candelabro, sul quale, durante il tempo di Pasqua, viene collocato il cero pasquale, segno del Cristo Risorto, «festa dell’ambone» e «addobbo alleluiatico fondamentale» (C. Valenziano). Questo candelabro evoca la colonna di fuoco che guidava il popolo ebreo nell’uscita pasquale dall’Egitto e costituisce l’icona profetica del Cristo Risorto che è vita e luce del mondo (cfr. Gv 8,12). La luce del cero pasquale illumina il libro che evoca quel libro con i sette sigilli che solo Cristo, il “leone della tribù di Giuda” e il “germoglio di Davide”, potrà aprire (cfr. Ap 5,5). La struttura e la decorazione del grande candelabro evidenziano il riferimento a Cristo. Sulla base del supporto possono essere raffigurati uno o più leoni in riferimento a Cristo, il leone della tribù di Giuda. Altro motivo cristologico può trovarsi nel fusto, talvolta costituito da due colonne che partono da un’unica base e salgono a tortiglione, confluendo nell’unico capitello; con tale struttura si vuole significare la duplice natura (umana e divina) di Cristo nell’unità della sua persona. Talvolta, invece, il fusto del candelabro si configura come albero, oppure i due motivi albero e colonna vi si trovano fusi insieme.

Ambone, Cattedrale di Salerno


A richiamare il mistero pasquale contribuiscono poi le decorazioni figurative o astratte che rivestono l’ambone: talvolta semplicemente evocando l’evento della risurrezione, talvolta rappresentandolo in modo diretto attraverso il “segno di Giona”, oppure attraverso una sequenza di scene orientate verso quella della risurrezione.
L’ambone è un luogo di luce, dove c’è una Parola-Presenza che illumina e scalda il cuore. L’illuminazione del libro contenente i testi della Sacra Scrittura dovrebbe apparire «come un trionfo di luce, che viene dal cielo» (E. Mazza), per ricordare che la Parola divina è la luce che illumina il cammino dell’uomo (cfr. Sal 118,105). L’architettura liturgica dal IV al XIII secolo ci offre molti esempi di amboni collocati nel lato sud della chiesa, dove c’è maggiore luce. La collocazione a sud richiama la pienezza della luce esaltata dal Cantico dei Cantici quando parla della ricerca dello sposo (Cristo) da parte della sposa (Chiesa). In Ct 1,7 la sposa chiede allo sposo: «Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare a mezzogiorno?». Questo perché la sposa vuole stare con lo sposo nel tempo in cui la luce è più abbondante. Inoltre – osserva Origene commentando il Cantico dei Cantici – «mezzogiorno sono i segreti del cuore in cui l’anima attinge la luce più splendida di conoscenza del Verbo di Dio». C’è da aggiungere, poi, che anticamente nel lato sud della chiesa stavano le donne, mentre gli uomini si mettevano nel lato nord, e proprio le donne sono state le prime destinatarie dell’annuncio della risurrezione di Cristo.
L’ambone è un luogo di comunione con Dio e con i fratelli: esso è il luogo in cui lo Spirito convoca la Sposa-assemblea per il dialogo d’amore con lo Sposo-Cristo. Per facilitare il dialogo tra i ministri della proclamazione e l’assemblea, l’ambone è collocato «in prossimità dell’assemblea (anche non all’interno del presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica)» (PNC 9) ed è «disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall’assemblea» (ivi); ciò «in modo da costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata» (L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, n. 18). All’iniziativa di Dio corrisponde la risposta degli uomini, i quali non si limitano a dare il loro assenso personale, bensì costituiscono una reale fraternità. La Parola di Dio genera la Chiesa-assemblea che si raduna sotto l’ambone nello spazio della navata. Come viene ricordato nella Lumen gentium al n. 9, i credenti in Cristo sono «i rinati non da seme corruttibile ma da uno incorruttibile, che è la parola del Dio vivente (cf. 1 Pt 1,23)». Per questo, l’ambone è considerato un luogo “ecclesiogenetico”, attorno al quale l’assemblea convocata da Dio si alimenta della vita di comunione e diventa sempre più «”Famiglia di Dio”, misteriosa estensione della Trinità nel tempo» (H. De Lubac).
In breve, si può concludere che attorno all’ambone il Risorto incontra la Chiesa sua Sposa, la illumina e le scalda il cuore con la sua Parola, la riconduce nel giardino (dell’Eden e della risurrezione) per farle vivere un’esperienza di comunione con Lui e con i fratelli. •