La giornata del 18 aprile scorso, in piazza San Pietro, segna il ritorno a una quasi normalità ed esaudisce il profondo desiderio di condivisione dei giovani, testimoniato da un ragazzo di Pesaro.
di Lorenzo Sciannameo
Quando mi è stata proposta questa giornata: “Seguimi – Gli adolescenti italiani incontrano il Papa”, devo dire sinceramente che non l’ho accolta subito con grande entusiasmo. Pensavo che proprio in un giorno in cui mi potevo riposare dovevo svegliarmi molto presto, stare tutto il giorno fuori casa, andare con persone che non conoscevo molto bene; insomma la cosa non mi attraeva molto. Poi i miei genitori mi hanno raccontato quando loro da giovani avevano incontrato Giovanni Paolo II e di come questi incontri avevano profondamente segnato le loro vite; il fatto che andavo con il mio gruppo della Fraternità San Francesco di Pesaro e sicuramente anche un po’ di curiosità, mi hanno spinto ad iscrivermi.
Lunedì di Pasquetta, con altri 10 ragazzi e ragazze della fraternità, due animatori e padre Marzio Calletti, nostra guida spirituale, siamo partiti per Roma. Certo non eravamo soli; con noi, in un pulmam a due piani, c’erano anche tanti altri adolescenti, sacerdoti ed animatori della nostra arcidiocesi di Pesaro, ma anche di Fano e Urbino. Dopo circa 4 ore di viaggio, verso le ore 9.00, siamo arrivati alle porte della “città eterna”. Gli autobus ci hanno lasciato in una zona periferica, per cui abbiamo preso la metro per spostarci verso il centro città, fino a Piazza di Spagna.

Giunti alla nostra prima destinazione, siamo entrati nella chiesa di Sant’Andrea della Valle dove abbiamo ascoltato una bella catechesi di don Fabio Rosini che ha parlato della sua vocazione e del significato della chiamata per ciascuno di noi; ci ha anche fatto riflettere sul nostro essere lì a quell’incontro, rivolgendoci domande profonde.
Insieme, dopo aver pranzato velocemente, ci siamo mossi come in un fiume chiassoso verso San Pietro. Eravamo tantissimi – dicono 80.000 – e arrivare in piazza non è stato facile.
Abbiamo aspettato un poco e così è iniziato lo spettacolo in preparazione all’incontro. Ha incominciato la presentatrice e attrice Andrea Delogu con l’influencer Gabriele Vagnato, molto conosciuto ed apprezzato da noi giovani. Dopo di loro è arrivato l’attore Giovanni Scifoni, famoso per i suoi spettacoli sui santi e per essere nel cast di Doc – Nelle tue mani. Poi hanno cantato due artisti famosi che hanno partecipato quest’anno a San Remo e che a noi ragazzi piacciono tantissimo: Blanco e Matteo Romano. Tanta festa, tanta musica, striscioni, fazzolettoni, bandane colorate ed una gran voglia di divertirsi sotto un sole che arrostiva.
Poi finalmente ha fatto la sua comparsa papa Francesco che con la sua “papamobile” è passato in mezzo a tutti noi giovani andando in ogni angolo della piazza e anche fuori. È stato un vero tripudio: tutti lo chiamavano, lo applaudivano, gli facevano foto e video. Un vero casino, ma di quelli belli, pieno di gioia festosa. È passato anche vicino a noi e l’emozione è stata veramente tanta. Non credevo di impressionarmi così, ma la sua vicinanza mi ha molto colpito.

Ci sono state poi 4 testimonianze di ragazzi che raccontavano le loro forti esperienze, i loro momenti faticosi, e la piazza si è calmata in silenzioso ascolto. Tra le testimonianze, quella che più mi ha stupito è stata quella di Mattia Piccoli, 12 anni, nominato “Alfiere della Repubblica” dal presidente Mattarella per aver aiutato il padre colpito a 40 anni da Alzheimer precoce. Ha detto che da quando ha compreso la gravità della malattia del suo papà, il suo aiuto si è realizzato in gesti semplici, nelle cose quotidiane che il padre non riusciva più a fare da solo, come farsi una doccia o legarsi le scarpe, oppure dargli conforto quando non sapeva dove si trovava. Ha raccontato Mattia: “Non ho mai fatto nulla controvoglia o per obbligo, ho voluto aiutare mio papà come atto di amore, pensando a tutto quello che lui aveva fatto per me”. Che grande forza questo ragazzino!
Il silenzio si è fatto ancor più deciso quando poi ha parlato papa Francesco.
Si è rivolto a noi adolescenti con parole molto belle, spronandoci a dare il meglio di noi, a non essere tristi ed impauriti dal “buio”, dalle difficoltà, ma incoraggiandoci a parlarne e a portarle alla luce.
Ci ha detto che noi non abbiamo l’esperienza dei grandi, ma abbiamo “fiuto” per trovare il Signore e con lui la bellezza del vivere. Il Papa ci ha paragonati all’apostolo Pietro che, sì, ha rinnegato il Signore, ma non ha temuto di buttarsi in mare per lui; ha aggiunto che, come Pietro, anche noi dobbiamo gettarci nella vita, anche se non sappiamo nuotare, facendoci aiutare da qualcuno che ci accompagni e ci aiuti a stare a galla; perché l’unica paura che dobbiamo avere è solo quella della morte dell’anima.

Papa Francesco ha quasi gridato con forza che la vita è bella ed è fatta per condividerla con gli altri. Ci ha dato grande forza, coraggio e positività, dopo due anni molto complicati fatti di Dad, di lockdown, di solitudine, di fatica e di scoraggiamento.
Ci ha detto che nei momenti di difficoltà, come i bambini chiamano la mamma, noi possiamo chiamare la nostra mamma Maria, chiedendo a lei l’aiuto necessario per dire il nostro sì, il nostro “Eccomi!”, come lo pronunciò lei, alla nostra età, alla chiamata del Signore.
Certo devo dire che tra i tanti ragazzi e ragazze che c’erano mi è capitato di vedere anche quelli che avevano un atteggiamento poco interessato e sembravano essere capitati lì per sbaglio: spesso erano sdraiati e non attenti a quello che dal palco dicevano o a quello che capitava intorno a loro, ma la maggior parte era festante, emozionata e partecipe.
Dopo l’incontro siamo rimasti in piazza San Pietro a cenare al sacco e proprio lì abbiamo incontrato don Sandro Salvucci che domenica 1° maggio è diventato il nuovo Vescovo. È stato molto accogliente, simpatico e disponibile. Ci ha salutato con un grande sorriso promettendoci di incontrarci presto a Pesaro.
Questa esperienza si è conclusa poi con il lungo viaggio di ritorno che ci ha portato a casa verso le 2.00 di notte, stanchi ma ancora ricchi di emozioni e gioia.
Questo incontro rimarrà impresso nella mia mente; sono partito un po’ scettico e sono tornato arricchito e molto felice perché mi ha fatto capire molte cose, soprattutto di non essere solo nel mio cammino di fede. Un cammino, il mio, ancora incerto e traballante, una fede ancora giovane e acerba, piena di domande. L’incontro in piazza San Pietro con papa Francesco e tutti quei giovani credo possa essere un passo importante sulla mia strada di crescita personale e spirituale.
Ancora non riesco a vedere cosa mi aspetta per il futuro; sinceramente ad oggi non mi sono ancora fatto grandi domande sulla mia vocazione, ma forse devo mettermi in ricerca ascoltando, imparando, facendo esperienze, proprio come questa che ho vissuto.

Quello che porterò con me, oltre alle tante persone di cui ho incrociato lo sguardo, i colori e le canzoni, sono sicuramente le parole di papa Francesco quando ha toccato un argomento che mi ha fatto riflettere molto, cioè quello delle “paure”.
Noi ragazzi sembriamo a volte spavaldi e sicuri, ma non lo siamo. Abbiamo tante paure che non confessiamo: paure inespresse, paure sommerse. Forse per questo a volte ci mostriamo anche troppo, nei nostri video, nei tiktok, nelle foto; forse cerchiamo affannosamente il riscontro degli altri, ci nutriamo di like perché vogliamo piacere, affermarci, essere guardati, ma tutto questo non basta mai. Oppure se non riusciamo a farlo ci riteniamo “non giusti”, mancanti di qualcosa.
Il filosofo Cartesio dice che noi uomini siamo finiti ed imperfetti e queste imperfezioni credo siano il nostro “buio”, come lo ha chiamato il Papa; ma il filosofo continua dicendo che se mi riconosco imperfetto, capisco che c’è un essere perfetto ed è lui che mi ha dato la vita e mi attira a sé. Forse è proprio questo che il Papa ci suggeriva. Forse, solo illuminando le nostre imperfezioni, il nostro “buio”, possiamo andare verso ciò che rende felici, verso colui che ci guarda con occhi pieni di amore, verso quel like infinito. •